Stefano Giovenali: Verso una mobilità sostenibile
Stefano Giovenali Dirigente di Roma Servizi per la Mobilità Consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Roma“Due milioni e 800 mila veicoli circolanti in città, quasi uno a testa per ogni abitante, compresi neonati e novantenni, che portano la capitale a un tasso di motorizzazione di 978 mezzi ogni 1.000 cittadini, contro i 415 di Parigi e i 398 di Londra”. Stefano Giovenali, esperto nell’ingegneria dei trasporti e dirigente di Roma Servizi per la Mobilità, traccia l’impietosa fotografia del sistema della viabilità di Roma insieme alle vie per uscirne. A partire dal nuovo Piano generale del traffico urbano.
C’è un modello di città in Europa o nel mondo cui Roma può fare riferimento per la viabilità?
Pensando a Roma il riferimento è senza dubbio Berlino. È l’unica città che può essere presa a parametro sia in rapporto alla densità e agli ampi spazi verdi che al numero di abitanti. Roma ha quasi 2,9 milioni di abitanti e si estende per 892 chilometri quadrati, mentre la città tedesca ha per 1.285 chilometri quadrati 3,5 milioni di abitanti. Berlino però ha infrastrutture assai migliori, a partire dalla metropolitana con ben 10 linee. Il che si riflette sull’uso delle automobili: nella città tedesca sono 1 milione e 300 mila ma solo per il 30% degli spostamenti viene utilizza quotidianamente, mentre i romani si mettono alla guida ogni giorno per il 66% dei casi.
Lei che cosa suggerisce per una mobilità sostenibile e integrata?
Come evidenziano i dati, c’è solo un modo per aumentare la sostenibilità: incrementare l’uso del trasporto pubblico. Altro elemento fondamentale è l’integrazione delle linee su ferro tra loro e con quelle su gomma. Questo, in particolare, è un problema storico. In una logica di integrazione, poi, un ruolo importante lo recita il tema dell’adduzione al sistema su ferro. Le persone raggiungono le stazioni in auto e occorrono adeguati parcheggi di scambio, mentre per giungere alla destinazione finale nelle zone a più bassa densità, per il cosiddetto ultimo miglio, i sistemi di sharing posso rappresentare una soluzione. Per una città sostenibile, inoltre, servono politiche urbanistiche. Bisogna evitare la creazione di tante piccole centralità destinate a essere servite solo con l’auto privata. È relativamente facile servire con il trasporto pubblico gli spostamenti tra tanti luoghi di residenza verso il centro. È difficile, invece, collegare i tanti luoghi della residenza con altrettanti piccoli centri diffusi.
Quali sono secondo lei le aree della città che potrebbero aspirare alla centralità?
È un compito che spetta agli urbanisti, ma alle due centralità già esistenti di Roma - il grande centro storico e l’Eur - si potrebbero aggiungere un’area verso est, che costituisca anche una cerniera con la zona dei Castelli, mentre un’altra potrebbe essere a nord, verso Guidonia, oltre ovviamente a quella che si va formando verso il mare.
Quali sono le politiche che Roma intende perseguire nei prossimi anni a favore della mobilità?
Il quadro delle azioni da intraprendere è definito nel PGTU, il Piano generale del traffico urbano, che è stato presentato agli inizi di quest’anno e che a breve sarà all’esame del consiglio capitolino. Con proposte piuttosto innovative, come la ZTL ferroviaria per la quale è previsto un sistema di accesso a crediti. Ogni cittadino avrà a disposizione un numero di ingressi gratuiti nel corso dell’anno che potrà decidere quando e come impiegare. Nel Piano vengono declinate tante diverse misure per la sostenibilità ambientale, per la pedonalità, la ciclabilità, la sosta, il trasporto pubblico, le merci, la realizzazione di parcheggi, articolate nelle sei zone strategiche della città, ognuna con obiettivi e misure specifiche (Mura Aureliane, Anello ferroviario, Circonvallazione esterna, Gra, Extra Gra e Città verso il mare).
E per quanto riguarda il trasporto pubblico quali obiettivi ha prefissato il PGTU?
Puntiamo a incrementare il trasporto pubblico con misure quali l’aumento del 40% della dotazione di corsie preferenziali, la creazione di un’isola ambientale in ogni municipio e per l’intero centro storico, il raggiungimento del 2% di uso della ciclabilità sistematica entro 2 anni e del 4% in 5 anni, il potenziamento delle linee portanti. Infine il potenziamento del car sharing e del bike sharing.
A questo proposito, in occasione della settimana della mobilità sostenibile sono state date cifre confortanti relative al funzionamento del car sharing a Roma. Ce le può confermare?
Nell’ultimo biennio l’utilizzo del car sharing ha avuto una crescita del 54%. E anche nel 2014 il dato parziale è positivo. Abbiamo circa 100mila utenti registrati divisi tra Car2go (62.000) e Enjoy (38.000) per una media di 35.000 noleggi settimanali. E si sta lavorando alla riattivazione del servizio di bike sharing.
Come vanno invece le pedonalizzazioni?
Partiamo da un caso recente, quello del Tridente. Dopo le polemiche iniziali, si comincia ad apprezzare la creazione di una zona low emission. Questo modello virtuoso di isola ambientale, una volta messo definitivamente a punto, potrà essere riproposto sull’intero centro storico così come è previsto dal Pgtu.
Per quanto riguarda via dei Fori Imperiali, la sperimentazione sul tratto piazza del Colosseo-largo Corrado Ricci ha dato esito positivo. Si aspettano ora i dati sulla chiusura fino a piazza Venezia.
Quale pensa possa essere in questo scenario il ruolo della nuove tecnologie?
Negli anni si è persa una visione globale delle possibilità offerte dalla nuove tecnologie applicate alla mobilità. Assai valorizzato, è stato il loro uso per l’informazione all’utenza, mentre si è sottovalutata la grande potenzialità per i sistemi di regolazione e gestione del traffico. Nel contempo la sempre maggiore diffusione della tecnologia attraverso gli smartphone consente ulteriori e ampi spazi di manovra.
Ritiene possibile introdurre innovazione per incentivare il trasporto pubblico con le limitate risorse economiche delle municipalità?
Quelli per il trasporto collettivo sono soldi ben spesi a patto che l’utilizzo sia mirato a ciò che effettivamente serve ai cittadini. Gli autobus non possono girare vuoti. La ristrutturazione della rete del trasporto pubblico è un’esigenza fondamentale, primo passo per avere un trasporto più affidabile a un giusto costo. Sul fronte delle innovazioni, poi, occorre continuare il processo di concentrazione della rete sugli itinerari portanti.
Quali sono le sfide specifiche di una città come Roma, chiaramente vincolata da uno straordinario patrimonio storico, rispetto ai temi della mobilità?
Esiste un grande problema archeologico, che ha impattato soprattutto sulla realizzazione di una rete di metropolitane sufficientemente sviluppata. Una questione che va risolta insieme alle Sovrintendenze, con cui va rivisto e superato l’intero quadro normativo. Io ritengo che se Roma vuole guardare al futuro, bisogna arrivare a un equilibrato compromesso tra le esigenze di conservazione e quelle di ammodernamento. Oggi una capitale europea non può fare a meno di una metropolitana efficiente.
L’altro aspetto legato al patrimonio archeologico è rappresentato dai costi aggiuntivi che implica lavorare in questo contesto, ma a fronte dei quali aumenta la conoscenza della città antica e dà luogo a scoperte di grande importanza, basti pensare come durante gli scavi propedeutici per la linea C si sia rinvenuto l’Ateneo di Adriano.
Un capitolo a sé è rappresentato dalla mobilità turistica
Il turismo è spesso visto, sbagliando, come un nemico della comunità ma offre invece grandi opportunità. La sfida semmai è riuscire a far convivere le esigenze della mobilità turistica con la vita quotidiana dei romani. La vocazione turistica della città va aiutata nella sua crescita e insieme agli operatori del settore vanno cercate soluzioni per migliorare la fruizione della città utilizzando il trasporto pubblico e la mobilità pedonale.
Con l’incremento del turismo sarà inevitabile pensare a soluzioni diverse un primo passo, per nulla semplice, potrebbe essere quello di contenere il numero dei pullman annullando il binomio gruppo-bus turistico, ovvero facendo in modo che uno stesso mezzo, con un po’ di organizzazione, possa essere impiegato da più gruppi turistici nella stessa giornata.
Come immagina la mobilità a Roma tra 15-20 anni? Ci saranno differenze radicali rispetto allo stato attuale?
Se guardiamo alla mobilità di vent’anni fa ci accorgiamo di quanto comunque è stato fatto; in termini di trasporto pubblico, di zone a traffico limitato, di zone pedonali, ma nel contempo la città si è allargata ed è cresciuta al di là dei propri confini comunali creando nuovi problemi.
Nel 2000 si era immaginato un modello di mobilità pubblica (metro e ferrovie) in proiezione 2020. L’auspicio è arrivare, tra vent’anni a vederlo realizzato con qualcosa in più per le parti più esterne e con un ruolo più forte del sistema delle linee ferroviarie. Se tutto ciò non avvenisse sarebbe difficile immaginare per Roma un ruolo di capitale europea.