Lo scorso 17 ottobre si è tenuta negli spazi della Casa dell’Architettura la lectio magistralis dell’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg.
L’iniziativa, organizzata da ArchiDiAP, portale web del Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza e finanziata con il contributo di Expò - Italian Bathroom Experience, è stata realizzata in sinergia con il Comitato Tecnico Scientifico della Casa dell’Architettura ed ha ottenuto il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia. Baldeweg è autore a Roma dell’intervento di rigenerazione della Bibliotheca Hertziana, i cui lavori si sono conclusi lo scorso anno al termine di una vicenda - come abitudine italiana - lunga e travagliata.
La Bibliotheca Hertziana - Istituto Max Planck per la Storia dell’Arte, è oggi una delle istituzioni di ricerca più rinomate per la storia dell’arte italiana e sin dall’inizio ha avuto la sua sede nel cinquecentesco palazzo Zuccari in cima alla scalinata di Trinità dei Monti.
Il progetto di Baldeweg, divenuto necessario per esigenze di spazio e successivamente per problemi di natura statica, mantiene i caratteri formali dei fronti originari, ripristinando l’ingresso scenografico su Via Gregoriana dominato dal Mascherone, portale antropomorfo che un tempo consentiva l’accesso al giardino di Palazzo Zuccari divenuto ormai emblema della nuova biblioteca.
La lectio, a seguito dei saluti istituzionali di Livio Sacchi (presidente dell’OAPPC di Roma e provincia), Alfonso Giancotti (Presidente del CTS della Casa dell’Architettura) e Piero Ostilio Rossi (direttore del DiAP), è stata introdotta 3 brevi interventi: Orazio Carpenzano, ordinario di Progettazione Architettonica presso la Sapienza e Direttore Editoriale di ArchiDiAP, ha portato alla luce il contributo determinante delle arti figurative negli esordi progettuali dell’architetto spagnolo. Efisio Pitzalis, ordinario di Progettazione Architettonica presso la II Università degli Studi di Napoli, ha illustrato i caratteri evidenti dell’opera di Baldeweg con brevi accenni alle personalità che lo hanno formato nel corso delle sue esperienze spagnole e statunitensi, rilevando una ambiguità semantica che si fonda sulla dialettica oppositiva tra interno ed esterno, artificio e natura. Federica Morgia, ricercatrice del Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza, ha infine tracciato un sintetico profilo biografico utilizzando gli aforismi principali dello stesso Baldeweg.
Tra i vari contributi è stato presentato un video sull’edificio, prodotto da ArchiDiAP in collaborazione con il LaMA - Laboratorio Multimediale di Architettura della Sapienza, diretto da Rosalba Belibani.
La lezione di Baldeweg ha avuto come tema dominante il rapporto tra architettura e luce, indagato attraverso alcune sue opere significative ed in particolare la sua realizzazione romana, caratterizzata internamente da un pozzo trapezoidale che perfora tutto l’edificio allargandosi in sommità. Le pareti inclinate del pozzo sono in vetro strutturale su tre lati, mentre la quarta parete, come un muro di contenimento ciclopico, bianco e opaco, riflette la luce zenitale e cela alle sue spalle l’archivio. I livelli che circondano lo spazio cavo sono organizzati secondo una teoria di terrazze a gradoni formalmente ispirata al giardino della villa di Lucullo, rinvenuta nel corso dei lavori.
Nel loro complesso, i diversi interventi hanno portato alla luce la figura eclettica e curiosa di un autore raffinato ed eccentrico, che ha fondato la sua poetica compositiva su un minimalismo perennemente contaminato dai dati del progetto e legato alle esperienze sensibili dell’uomo.
Fabio Balducci e Paolo Marcoaldi