Le reti a Roma

Gestione, manutenzione e sviluppo delle infrastrutture urbane

Il funzionamento delle infrastrutture urbane a rete dei servizi per la gestione delle risorse idriche ed energetiche e dello smaltimento dei rifiuti sono una precondizione che permette a tutti gli altri servizi e a tutte le altre attività cittadine, pubbliche e private, di operare senza intoppi. La loro gestione dipende non soltanto da una corretta organizzazione delle attività quotidiane, ma anche da una continua attività di manutenzione e sviluppo delle infrastrutture stesse.

La rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni e in particolare l’evoluzione rapidissima e incessante degli ultimi anni, legata in particolare all’impiego dei dispositivi mobili, hanno aperto la strada a nuove possibilità di monitoraggio e telecontrollo in grado di rendere la gestione delle reti estremamente più immediata ed efficace. Una pianificazione urbanistica integrata in grado di mettere in relazione le varie infrastrutture materiali della città con il capitale, sempre più ampio, di informazioni disponibili sull’uso dello spazio urbano e delle reti stesse permetterà di sviluppare città intelligenti e sostenibili. Per beneficiare delle semplificazioni apportate dalla tecnologia, è però fondamentale affrontare importanti investimenti per l’ammodernamento dei sistemi e la formazione degli addetti ai lavori.

Energia

L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, in coerenza con gli obiettivi dell’Unione Europea, ha selezionato, nell’ambito di un’azione di promozione e sviluppo delle smart grid, un progetto pilota di Acea Distribuzione, impegnata nella distribuzione di energia elettrica a Roma. L’obiettivo dell’iniziativa, avviata nel 2011 e recentemente conclusa, era quello di introdurre nuovi servizi per permettere una gestione più flessibile della rete e una maggiore affidabilità delle fonti energetiche rinnovabili. Il progetto, che ha interessato una porzione di rete elettrica già in essere nella zona di Malagrotta, ha permesso di testare il nuovo sistema integrato tra infrastruttura elettrica e informativa per ottimizzare efficienza, affidabilità e stabilità della rete. I vantaggi che l’applicazione su più ampia scala del modello smart grid potrà apportare spaziano dall’integrazione della generazione distribuita (sono sempre di più i produttori di energia elettrica, anche tra i consumatori, che possiedono piccoli impianti fotovoltaici) alla riduzione dei tempi per la soluzione di guasti e anomalie. Secondo il Joint Research Center dell’Istituto per l’Energia e i Trasporti della Commissione Europea, il progetto pilota di Acea, che ha sperimentato nuove soluzioni di automazione, monitoraggio e telecontrollo, potrebbe essere replicato su un’ampia porzione della rete distributiva della città, portando all’interconnessione di strutture di generazione energetiche diverse (impianti a biogas, termovalorizzatori e impianti fotovoltaici). Il centro di ricerca ha svolto anche un’analisi di costi e benefici derivanti dall’implementazione del prototipo della smart grid a partire dai dati relativi al progetto pilota, tenendo conto non soltanto dei ritorni di investimento per il distributore, ma anche dei vantaggi sociali, in termini di benefici per i cittadini, concludendo che, nonostante alcune incertezze, l’esperienza romana rappresenta un esempio positivo di riferimento per lo sviluppo di questo tipo di infrastrutture in Europa.

Mobilità

Poche invece le novità relative al protocollo di intesa sottoscritto tra Acea, Roma Capitale ed Enel nel 2012 per l’installazione di 200 stazioni di ricarica per veicoli elettrici (le cosiddette colonnine): la sperimentazione, tuttora in corso, permetterà ad Acea Distribuzione di individuare le modalità di funzionamento maggiormente efficienti in vista dello sviluppo della mobilità elettrica urbana. Ad oggi, le stazioni messe in opera sono 12, installate nel 2013, mentre sono stati individuati i siti ed elaborati i progetti necessari per l’ottenimento delle autorizzazioni per l’installazione delle restanti colonnine. Nell’ambito del progetto, è stato implementato un sistema di monitoraggio dei veicoli elettrici che permette di effettuare test di ricarica e di raccogliere i dati relativi alle percorrenze massime giornaliere, ai consumi, all’affidabilità e ai costi. 

La mobilità sostenibile è un fattore importante, che la città di Roma sta tentando di sviluppare, visto il ruolo chiave per la fruibilità della città e le immediate conseguenze sulla qualità dell’aria e dell’ambiente urbano, tramite l’agenzia Roma Servizi per la Mobilità, istituita nel 2006. Nonostante una popolazione residente pressoché invariata, l’aumento del pendolarismo e dei flussi turistici fanno sì che la domanda di mobilità sia in continua crescita; questo ha spinto Roma Capitale a stilare, nel 2009, un documento di indirizzo che potesse definire la direzione di sviluppo per la normativa di settore e per gli strumenti di pianificazione esistenti, da aggiornare in conformità con le nuove linee guida. 

Secondo l’agenzia per la mobilità, il nuovo Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU) si pone finalmente obiettivi importanti: l’aumento del 20% degli utenti del sistema di trasporto pubblico locale, l’estensione delle isole ambientali e la progressiva riduzione delle emissioni di CO2 dovuta al traffico. Questi obiettivi verranno raggiunti anche tramite nuovi programmi, come i Piani di Spostamento Casa Lavoro (PSCL), che si aggiungono ai trasporti pubblici locali: oltre a incentivi per il car sharing, il car pooling e l’acquisto di abbonamenti, i Piani prevedono navette interaziendali per gli spostamenti ricorrenti quotidianamente, anche per il collegamento con i mezzi pubblici esistenti, e sono nate per agire sul traffico dovuto alla mobilità del personale di grandi aziende, enti e istituzioni. 

Rifiuti

Per quanto riguarda la rete urbana di gestione dei servizi ambientali, il tema è di grande attualità. È ormai tristemente famosa l’inchiesta del New York Times che lo scorso luglio ha riportato sotto i riflettori il caso della Capitale, ma l’Amministrazione ha evitato di soffermarsi sulle polemiche, annunciando i lavori in corso con Ama per lo sviluppo dei servizi esistenti, sottolineando che, se questo impegno non dovesse bastare, si è pronti ad aprire al settore privato.

È stato così presentato il più recente sviluppo tecnologico introdotto a livello operativo da Ama nel mese di luglio: l’avvio del monitoraggio in tempo reale dei servizi per l’igiene urbana. Il sistema, che utilizza canali di trasmissione dati wi-fi e GPRS, è già stato applicato a 1.200 mezzi collegati a una “cabina di regia” che permette di monitorare eventuali anomalie, immagazzinare i dati dei percorsi effettuati e avere una visione globale dei servizi erogati quotidianamente. L’obiettivo è abilitare l’intera flotta operativa (circa 2.000 mezzi) entro fine anno.

Questo per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti; la questione si fa più intricata in relazione al loro trattamento.

Se lo Sblocca Italia prevede il completamento dei termovalorizzatori in cantiere e la realizzazione di nuovi impianti, Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, si è espresso chiaramente al riguardo: il termovalorizzatore autorizzato ma mai realizzato di Albano non è necessario per la gestione del ciclo dei rifiuti, e lui ha piani diversi: investire sulla differenziata per diminuire il volume dell’indifferenziato. La reazione delle Regioni ai piani del Governo, che si dice pronto a usare i poteri sostitutivi previsti dallo Sblocca Italia per portare a termine le opere, del resto, è più o meno unanime: si ritiene più sensato investire le risorse per diminuire il carico di rifiuti indifferenziati, mentre gli inceneritori vengono considerati antieconomici, e i tempi necessari per la costruzione permetterebbero di migliorare sensibilmente la percentuale di recupero dei materiali. Gli ultimi dati diffusi da Ama confermano tale andamento: tra il 2013 e il 2014, infatti, sono state 100.000 in più le tonnellate di materiali riciclabili raccolti certificati dagli impianti di compostaggio che li hanno ricevuti e trattati, portando la percentuale dei rifiuti differenziati al 43%, e a questo incremento è corrisposta una diminuzione quasi equivalente nel volume di materiali non riciclabili. L’obiettivo di Ama è di raggiungere il 63% entro fine 2016. Il piano di sviluppo prevede anche la realizzazione degli “ecodistretti”, quattro centri per lo smistamento e il trattamento di tutti i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. Ama ha avviato l’iter amministrativo lo scorso aprile, richiedendo alla Regione Lazio la Valutazione di Impatto Ambientale con il progetto per la realizzazione del primo ecodistretto, quello di Rocca Cencia, e lanciando già in luglio, in accordo con Roma Capitale per abbreviare i tempi il più possibile, il bando integrato per la sua progettazione e realizzazione, che comprenderà anche la gestione per il primo anno di attività. Il centro, che dovrà servire il quadrante est della città di Roma, sarà energeticamente autosufficiente e consentirà, secondo l’operatore, una riqualificazione urbanistica e ambientale dell’area, dove è già in funzione un impianto di trattamento dei rifiuti. Il nuovo distretto dovrebbe anche permettere notevoli economie, che permetterebbero una riduzione della Ta.Ri.

Acqua

La distribuzione di acqua potabile e i servizi di gestione delle fognature e della depurazione sono operati da Acea Ato 2 Spa, che si occupa della rete idrica integrata del territorio di Roma e Provincia.

Le criticità di questa rete sono legate al trattamento delle acque reflue nelle aree urbane, rispetto a cui la Commissione Europea ha individuato e segnalato all’Italia, a marzo di quest’anno, nuove violazioni delle Direttive Europee, che si aggiungono ai due procedimenti già intrapresi dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel 2004 e nel 2009. La normativa definisce infatti i trattamenti ritenuti adeguati per la gestione degli scarichi, in quanto il mancato trattamento rappresenta un rischio per la salute dell’uomo e un fattore di inquinamento ambientale, ma molte città italiane risultano ancora violare gli obblighi UE. Tra queste vi è Roma, segnalata tra gli agglomerati urbani che non gestiscono in maniera appropriata le proprie acque reflue, mentre la regione Lazio rientra nell’elenco degli enti locali che ancora non rispettano l’obbligo di applicare un trattamento più rigoroso agli scarichi in aree sensibili e incorrerà nel 2016, nel caso in cui non riesca a porvi rimedio, in una sanzione di 7 milioni di euro. 

Dal canto suo, Acea Ato 2 ha annunciato lo scorso febbraio nuovi bandi per un totale di 220 milioni di euro, per la realizzazione e la manutenzione di nuove infrastrutture idriche e condotte fognarie, mentre il ministro Galletti aveva affermato a fine 2014 che sarebbero stati stanziati 9,2 milioni di euro entro il 2016 per l’adeguamento delle infrastrutture della regione Lazio. In occasione di un’interrogazione parlamentare su questo tema all’inizio di settembre, però, il ministro ha riportato per il momento le difficoltà di portare avanti un lavoro lungo e complesso come quello dell’adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione oggetto dei provvedimenti UE, anche a causa di “procedimenti burocratici farraginosi”. 

L’inadeguatezza delle infrastrutture è anche causa di un peggioramento del dato relativo alla dispersione di acqua nelle reti comunali (dal 32,1% del 2008 al 37,4 % del 2013, secondo la Relazione Annuale dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale), cioè dello scarto tra acqua immessa e acqua effettivamente erogata agli utenti finali. Tali perdite possono essere dovute a guasti e disservizi a causa dei quali l’acqua fuoriesce dal sistema, o a risorse sottratte senza autorizzazione, e sono diventate evidenti negli ultimi anni anche grazie ai migliori sistemi di misurazione dei volumi erogati.

Roma Capitale, che è impegnata nello sviluppo di una strategia di adattamento ai cambiamenti, è stata selezionata dalla Rockefeller Foundation per il progetto 100 Resilient Cities, avviato alla fine del 2014, che ha l’obiettivo di promuovere, tramite un processo di progettazione partecipata, una cultura della resilienza, cioè di rafforzamento della capacità di reazione della città agli eventi traumatici. Fra le priorità di azione sono state individuate, durante la prima fase del progetto, la salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale in relazione ai fattori ambientali, l’aumento della resilienza in rapporto a eventi traumatici e l’innovazione della pianificazione urbana e dei servizi ecologici.

Il progetto Roma Resiliente, che ha visto lo stanziamento di un milione di euro da parte della fondazione, potrebbe quindi diventare un momento importante per misurare i progressi della città in relazione alla progettazione della città e dei suoi servizi.