Il lavoro condotto sui progetti di Terragni per Roma, promosso e finanziato dalla Casa dell’Architettura di Roma, presso la quale è stato esposto da maggio a dicembre 2015 per poi rendersi itinerante (in ragione della struttura video e digitale del suo impianto), si offre a molteplici letture a seconda del differente punto di vista dal quale l’esito di questa corposa attività di ricerca viene osservata e analizzata. Letture che assumono, di conseguenza, diversi significati; tuttavia, tutte queste possibili chiavi di lettura sono figlie di un approccio di base che pone come riferimento la categoria dell’interpretazione. Il primo dei significati possibili è legato all’impegno finalizzato
alla composizione di un archivio di consistenti dimensioni che raccolga al suo interno la digitalizzazione di tutti i grafici originali, delle foto d’epoca e della bibliografia di riferimento di ciascuna delle opere prese in esame. All’interno di questo archivio offerto ai fruitori della mostra si segnala un copioso numero di documenti inediti - se non sconosciuti - composto da carteggi, ma soprattutto schizzi e grafici composti, per molti di questi progetti, da artisti quali Marcello Nizzoli, Mario Radice, Mario Sironi con i quali Terragni intessette una fitta quanto proficua collaborazione. Questo materiale, messo a disposizione da archivi pubblici e privati, ha permesso di ribadire la centralità dell’approccio multidisciplinare all’interno del processo progettuale di costruzione dello spazio dell’architetto comasco. Molti dei disegni di questi artisti hanno consentito, infatti, di acquisire informazioni rilevanti - all’interno di quel processo di lettura e interpretazione dei progetti di Terragni - al fine di ampliare la conoscenza dei valori spaziali propri della complessità spaziale di questi lavori presi in esame. Va reso merito ai curatori per aver chiaramente tenuto sempre ben distinti questi due livelli: quello della lettura del documento originale - esposto nella sua natura di puro dato scientifico e quello della interpretazione del documento stesso attraverso l’azione del ridisegno, nella terza dimensione, e della conseguente visualizzazione degli spazi che i progetti di terragni hanno prefigurato.Una volontà curatoriale, quindi, che ha permesso al visitatore/ricettore di vivere in piena autonomia la scelta di rendere tangibile l’evocativo, con l’ambizioso obiettivo di testimoniare un livello di complessità spaziale quindi mentale - dell’opera del maestro comasco attraverso l’impiego delle tecnologie più recenti in materia di rappresentazione. Un esito che evidenzia la forte attualità, in valore assoluto, dell’elaborazione spaziale di questi progetti. Un effetto “collaterale” di questo processo, nella presa visione dei realistici fotoinserimenti dei progetti del Danteum e del Palazzo Littorio lungo la via dei Fori Imperiali, è stato quello di riportare, quasi naturalmente, l’attenzione al delicato tema dell’architettura contemporanea nel centro storico di Roma. Il ragionamento, pertanto, si completa: un lavoro di lettura e interpretazione diventa immediatamente un riferimento per la trasformazione della realtà stessa della città di Roma; lo strumento della visione diventa un codice tanto per la lettura e l’interpretazione della storia quanto per la trasformazione del presente. Testo tratto dalla prefazione di Alfonso Giancotti al volume F. Mangione, L. Ribichini, A. Terragni (a cura di), Giuseppe Terragni a Roma, 2015, Prospettive edizioni, Roma.
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Courtesy Casa dell’Architettura