NELL’ERA DI UNA NUOVA CONNETTIVITÀ

Infrastrutture e mobilità per le città del futuro

di Lorenzo Bellicini
Direttore del Cresme

Il XXI secolo sarà di nuovo il secolo delle città. Secondo l’ONU oggi il 54% della popolazione mondiale vive nelle aree urbane; una percentuale destinata a salire al 60% nel 2030 e al 66% nel 2050. Nel Nord America vive in città l’82% della popolazione; questa percentuale salirà all’84% nel 2030 e all’87% nel 2050, mentre in Europa la popolazione urbanizzata raggiunge oggi il 74% e salirà al 77% fra tredici anni e all’82% nel 2050. Il XXI secolo vede una nuova fase nei processi di urbanizzazione: le economie emergenti attraversano una fase di crescita urbana di dimensioni senza pari nella storia, ma stanno tornando a crescere anche le città europee. Le stime dell’ONU o di Eurostat descrivono questo fenomeno nonostante il forte processo di invecchiamento della popolazione in atto in molte economie europee. Sempre secondo l’ONU, in Europa tra 2000 e 2014 il 77% delle 169 città con più di 300.000 abitanti ha visto crescere la popolazione; percentuale che nel 2030 salirà al 96%. A ben vedere, la crescita demografica nelle economie urbane europee (come nelle città vincenti delle economie avanzate) è dovuta prevalentemente all’attrattività legata alla qualità della vita e, soprattutto, alla capacità di offrire lavoro. Gli ultimi dati Eurostat relativi alle città spagnole, greche o del sud Italia, mostrano che la crisi economica colpisce le principali città dei paesi in crisi, innescando dinamiche demografiche recessive: il saldo migratorio rallenta o vira in negativo dove non c’è lavoro;

il saldo naturale crolla, le giovani coppie non si trasformano in famiglie con figli. La capacità attrattiva delle città è il nodo sul tappeto e questo dipende dalla possibilità di competere con le altre città e di catalizzare innovazione e investimenti, dal valore del sistema di norme e regole che disciplinano le attività, dall’efficienza amministrativa, dalla qualità della vita, dalla vitalità del tessuto sociale, dalla capacità di pensare e progettare il futuro. “A seguito di un relativo declino vissuto dalla metà alla fine del XX secolo - recita per esempio il nuovo piano strategico di Abu Dhabi con gli obiettivi per il 2030 - le città di tutto il mondo stanno ora sperimentando una grande rinascita; le Nazioni hanno compreso l’importanza di rivitalizzare e allo stesso tempo sviluppare le città, non solo per la loro economia, ma per l’obiettivo di migliorare il benessere generale dei loro popoli… Con un mondo ormai in maggior parte urbano, con sempre più persone che vivono nelle città, i governi devono sapere che le loro città sono in competizione con una vasta gamma di altre città del mondo, grandi e piccole. C’è un reale bisogno di fondere il dinamismo economico delle città con comunità coese e di alta qualità in grado di affrontare i limiti ambientali, economici, culturali e sociali (dello sviluppo)”. Le città più dinamiche hanno sviluppato negli ultimi anni, e continuano a farlo, piani strategici di “adattamento al futuro”, visioni di come saranno fra dieci, quindici, vent’anni. Sono piani che si trasformano in concreti programmi di investimento, azioni di pianificazione e progettazione dello sviluppo urbano che operano su quattro componenti comuni fortemente integrate tra loro: la prima è che sono tutti, sotto il profilo demografico, piani espansivi, pur basati sulla trasformazione; la seconda è che esiste un piano (o un insieme di piani) per affrontare la rivoluzione digitale che si concretizza nel disegno della smart city; la terza è che esistono, affiancati ai piani strutturali e a quelli per la “città intelligente”, i piani della qualità dell’aria, della resilienza al cambiamento climatico e della difesa rispetto al rischio delle acque; la quarta è la definizione di piani infrastrutturali, la parte hard dello sviluppo, basati sulla progettazione dell’upgrade di edifici e infrastrutture. 

Connessioni e nuova mobilità: una nuova stagione
Il XXI secolo è inoltre il secolo delle connessioni, non solo immateriali, ma anche fisiche. L’urbanizzazione si accompagna da sempre all’infrastrutturazione fisica, ma la fase odierna va oltre. Connessioni e infrastrutture sono fulcri del cambiamento in atto almeno su tre piani: la connessione tra città e città, la connessione tra città e territorio, l’evoluzione tecnologica che impatta con le infrastrutture fisiche.
Per quanto riguarda il primo punto, la recente analisi di Parag Khanna (P. Khanna, Connectography: le mappe del futuro mondiale, Fazi, Roma 2016) formalizza senza ombra di dubbio il processo in atto. Secondo l’autore viviamo un “salto quantico” nella mobilità di persone, risorse e idee, che produce una nuova fase evolutiva del mondo nel quale la geografia politica delle nazioni e dei confini è sostituita dalla geografia funzionale, dal mondo delle infrastrutture e delle catene di fornitura; così se il XX secolo aveva visto il passaggio dagli imperi verticalmente integrati alle nazioni orizzontalmente interdipendenti, il XXI disegna una rete globale di civiltà basate sulle interconnessioni. “La connettività, - scrive - non la sovranità, è diventata il principio organizzativo della specie umana”. Una connettività costituita sia dall’information technology communication e dalla digitalizzazione, sia, e questa è paradossalmente la vera novità dell’accento posto da Khanna, da opere fisiche come ponti, viadotti, gallerie, strade, reti ferroviarie, oleodotti e gasdotti. È una nuova stagione che vede un salto di scala nella dotazione infrastrutturale per le economie emergenti, ma anche l’ammodernamento che le economie avanzate devono operare sulle infrastrutture costruite nel passato, per adeguarle alle nuove esigenze. 
Per descrivere quello che succede nelle città in relazione al contesto metropolitano, ci aiuta l’esempio di Parigi e dell’Île de France. Anche qui ci può guidare un riferimento particolarmente significativo, la prefazione del primo Ministro francese Manuel Valls al dossier Grand Paris: capitale du 21ème siècle. Il progetto Le Grand Paris disegna una nuova area metropolitana, sostenibile, inventiva e solidale. Farà dell’Île-de-France una metropoli attrattiva e sostenibile che consuma meno e meglio, luogo della sobrietà, della tutela delle aree naturali e del miglioramento dell’ambiente. Il futuro sostenibile, scrive Valls, è anche una città densa, che integra l’idea di prossimità e facilità di accesso ai servizi essenziali. In tale contesto, la connessione tra luoghi del lavoro e residenza è prioritaria in una regione dove le persone trascorrono una parte importante del loro tempo sui mezzi di trasporto. Questa è la sfida di Le Grand Paris, un progetto urbano, sociale ed economico basato sulla ristrutturazione della rete di trasporto pubblico esistente e sullo sviluppo di nuove linee della metropolitana per l’Île-de-France. Su questi assi di trasporto si realizzeranno nuovi progetti urbani, quartieri che ospitano abitazioni e attività economiche, centri universitari e strutture culturali; lungo gli assi, ma in particolare intorno a luoghi strategici e di strutturazione urbana come le 70 nuove stazioni in corso di realizzazione. Le Grand Paris è, nel progetto, “un’idea di solidarietà”, è l’immagine della “parità territoriale”: ha l’obiettivo di ridisegnare l’area metropolitana nella logica di un migliore equilibrio tra est e ovest, tra Parigi e la periferia. Il motore di questa operazione è una nuova infrastrutturazione su ferro, che raddoppia il potenziale esistente che oggi privilegia il cuore dell’area: Parigi. Nel 2030, a fine progetto, il 90% degli abitanti dell’Île-de-France avrà al massimo a due chilometri di distanza una fermata della metropolitana. 

Quella che si sta sperimentando a Parigi è un’integrazione stretta tra sviluppo urbano e trasporti, un ricompattamento delle previsioni edificatorie a livello metropolitano intorno alle stazioni del ferro e ai nuovi assi della ferrovia metropolitana, secondo l’approccio Transit Oriented Development (TOD), cercando di attivare allo stesso tempo meccanismi di cattura del valore per finanziare sviluppo infrastrutturale e riqualificazione urbana. Città compatta e uso misto intorno alle stazioni del trasporto pubblico su ferro in modo da aumentare la sostenibilità ambientale, la sostenibilità del bilancio pubblico (lo sprawl costa) e ridurre i costi di trasporto per le famiglie, sono i principi base del modello. 

Digitalizzazione e nuova mobilità urbana
La terza questione che riguarda la mobilità urbana è data dallo sviluppo delle nuove tecnologie che va a ridefinire le modalità di funzionamento delle città: da un lato digitalizzazione e nuove potenzialità di gestione dati determinano scenari evolutivi rivoluzionari disegnando innovativi contenuti di funzionalità, efficienza e qualità, che alimentano la teoria della “smart city” o della “connecting city”; dall’altro nuove tecnologie consentono importanti forme di risparmio nell’erogazione dei servizi e nella gestione dell’ambiente costruito e ridisegnano gli scenari economici sulla base di nuove opportunità di investimento. È un percorso che molte città stanno sviluppando intervenendo su reti stradali, rete elettrica, sicurezza, turismo, edifici, illuminazione, raccolta rifiuti, parcheggi, infrastrutture del traffico, pannelli e dissuasori di accesso, varchi e pannelli a messaggio variabile, impianti semaforici e centraline, telecamere di videosorveglianza, rete di fibra ottica, pensiline intelligenti per il trasporto pubblico, e molto altro. È un percorso dinamico che sta attraversando un’ulteriore fase evolutiva in cui l’insieme delle potenzialità tecnologiche tende a espandersi in forme logaritmiche, ridefinendo gli impatti sul sistema urbano e toccando i nodi della gestione, dell’efficienza, dell’ottimizzazione, del risparmio. Uno degli aspetti più interessanti dello sviluppo delle smart city riguarda le infrastrutture viarie e i servizi connessi. Lo sviluppo di tecnologie e soluzioni per la mobilità e le reti si arricchisce di un articolato insieme di soluzioni: app per la gestione dei servizi di mobilità in ambito urbano e dell’offerta dei servizi al cittadino; app per lo smart parking; sistemi per la gestione del traffico e dei dati (viabilità, tempi di percorrenza, monitoraggio ambientale); soluzioni per il pagamento, la gestione della sosta, la regolazione e il controllo degli accessi alle città; nuove tecnologie della green mobility e della mobilità elettrica; sharing mobility: nuove forme di mobilità urbana condivisa, car sharing, mobile solutions e devices per l’utilizzo del servizio e condivisione delle informazioni tra gli utenti; car pooling e car rental NCC & Taxi; mobile payment e smart ticketing; electric priority lane, solar roadways, ecc.

Sulla base delle tecnologie esistenti e delle esperienze in atto, “le cose”, attraverso un processo di valorizzazione tecnologica, diventano strumenti di connessione, controllo e facilitazione, infrastruttura capillare di un progetto innovativo che trasforma la città, le sue parti e le sue reti in un sistema informativo diffuso in grado di erogare più servizi. Alcuni altri esempi possono essere: catasto strade e pavement management system (PMS) realizzati con nuove tecnologie laser e software innovativi in grado di rendere più efficiente il servizio; app come Smart Road Sense per la manutenzione programmata delle infrastrutture di viabilità cittadina sulla base di app per smartphone che consentano segnalazioni dei cittadini e relativa banca dati; telegestione georeferenziata dei parchimetri; sviluppo di servizi di alimentazione ed erogazione di ricarica per veicoli elettrici; ecc. In sostanza la città, o parti della città, si trasformano in una rete urbana, integrata con soluzioni di fibra ottica o cloud wi-fi, che incide sui modelli di mobilità, compreso quello della mobilità sostenibile. Le tecnologie innovative per le informazioni in tempo reale sul trasporto pubblico sono in grado di agevolare anche i meccanismi di bike e car sharing riducendo la necessità di possedere l’auto. Si affermano modelli di ciclabilità pendolare, come sperimentato da tempo a Copenhagen, definiti sulla base di un disegno di rete integrato con il trasporto pubblico, con una omogeneità delle soluzioni di inserimento nel sistema stradale, disegnate per garantire la sicurezza dei ciclisti.

Come si vede, sono diversi gli elementi che ci fanno dire che anche per le infrastrutture e per la mobilità si sta entrando in una nuova storia. Il problema è per chi non riesce a tenere il passo.