NICOLÒ REBECCHINI: RIAPRIRE UN DIALOGO PER LA CITTÀ

«È evidente che per gestire una Capitale le istituzioni locali non possono essere lasciate da sole. Una sinergia di interventi a livello politico ed economico è indispensabile. L’Acer vuole collaborare, a stretto contatto con le istituzioni, al progetto di rilancio della città, anche offrendo idee e proposte». A dirlo è Nicolò Rebecchini, classe ’63, nuovo presidente di Acer da giugno del 2017; un’elezione all’insegna del cambiamento, per il rilancio dell’associazione, ma anche al servizio della città. A partire dal dialogo con le istituzioni. Comune in testa.

Lo scorso giugno, per mezzo stampa, ha ufficialmente invitato la Sindaca Raggi a prendere parte all’assemblea annuale Acer. C’è stato un seguito a questo tentativo di dialogo tra costruttori e Campidoglio? Quali scenari prevede, anche in virtù dello stato dell’arte attuale?
La Sindaca Raggi prenderà parte alla nostra assemblea annuale, il 9 novembre all’Auditorium Parco della Musica. Sarà l’occasione per parlare di Roma, del suo futuro come capitale e delle profonde trasformazioni che ne conseguiranno. È fondamentale il dialogo costante e costruttivo che abbiamo intrapreso con il Capidoglio e con le altre realtà istituzionali, ponendoci come interlocutore affidabile e propositivo per lo sviluppo della nostra città.

Rispetto all’emergenza abitativa della Capitale, sempre la Sindaca Raggi ad agosto ha dichiarato la necessità di misure urgenti per riutilizzare gli immobili sfitti o invenduti. Infatti, solo Roma registra circa 200 mila case vuote che, in alcuni casi, formano veri e propri quartieri fantasma. Quali possono essere le strategie concrete per porre un rimedio a questa situazione?
Purtroppo nel nostro territorio è ancora presente una forte emergenza abitativa. Un fenomeno al quale fino a oggi i vari governi della città non hanno dato risposte concrete inserite in un quadro organico e strutturato. C’è quindi un’assoluta necessità di una programmazione articolata in più fasi temporali. Ci auguriamo, pertanto, l’attivazione di un percorso virtuoso che, in un periodo medio-lungo, possa far dimenticare la situazione emergenziale, ad oggi invece unica soluzione. La nostra categoria è ovviamente pronta a dare il proprio contributo di idee. Prioritario sarà coinvolgere anche il patrimonio edilizio esistente, soprattutto quello pubblico. Sulle “case vuote”, che alcuni stimano in 200 mila, è necessario approfondire la quantificazione del fenomeno e la tipologia dell’attuale, non l’utilizzazione. Lo stiamo facendo.

Scendendo nel dettaglio, quante tra queste case ritiene già “pronte” per essere abitate? E quante sono potenzialmente adattabili a questo genere di iniziativa? Con che costi e, soprattutto, in che tempi?
Difficile coinvolgere il patrimonio edilizio privato. Negli ultimi anni l’Amministrazione ha provato ad acquistare o locare alloggi già costruiti, ma i bandi di confronto concorrenziale sono andati deserti. Probabilmente hanno inciso di più l’indeterminatezza dei tempi di perfezionamento degli atti, le incertezze sul rispetto dei tempi di pagamento e, inoltre, in molti casi l’offerta economica non era in linea con il servizio richiesto. Relativamente ai tempi di utilizzo, va evidenziato che se gli immobili proposti sono già funzionali alla residenza, la messa a disposizione è immediata. Viceversa se il coinvolgimento riguarda il patrimonio edilizio precedentemente rivolto ad altre funzioni, i tempi diventano più lunghi in relazione alla necessità di variarne la destinazione d’uso. Allo stesso tempo i costi di “adattamento” saranno proporzionati alle entità dei lavori da effettuare.

Non ci sono anche rischi in termini di svalutazione delle aree stesse?
I rischi di svalutazione sono marginali e ciò tanto più nel caso in cui venga premiata la frammentazione delle scelte localizzative che avranno anche, come risultato, una migliore integrazione sociale. Quello che va assolutamente impedito è la creazione di “quartieri-ghetto”.

Quali sono le altre sfide che attendono l’Associazione? Cosa può fare l’Acer per Roma?
Il dibattito che si è aperto ultimamente sul futuro di Roma ci ha spinto a fare delle riflessioni sul tema del rilancio della città. Siamo sempre più convinti, e lo abbiamo ribadito in più sedi, che sia indispensabile un progetto su cui convergano tutte le forze politiche e istituzionali e le rappresentanze di tutte le categorie professionali e culturali, affinché Roma torni ad avere una visione di lungo periodo e degli obiettivi chiari, coordinati all’interno di un unico progetto armonico. Limitarsi a gestire esclusivamente le emergenze non solo è improduttivo, ma è anche dannoso, perché impoverisce il tessuto imprenditoriale e annulla la propensione sana a investire e a scommettere sulla città. Tuttavia è necessario dare risposte concrete immediatamente attivabili.

Tra le proposte da lei avanzate c’è lo stanziamento di 250 milioni di euro annui per la manutenzione stradale. Può spiegarci come intenderebbe investire, più nello specifico, queste risorse? La Giunta ha dato qualche segnale in tal senso?
Garantire la manutenzione ordinaria del patrimonio stradale cittadino è un obbligo morale di chi amministra la città, tuttavia indispensabile è anche la programmazione e l’attivazione di una serie di interventi straordinari che interessino l’intera sovrastruttura del manufatto e non soltanto la parte superficiale. La riqualificazione dovrà altresì riguardare l’infrastrutturazione della rete di raccolta delle acque. Servono, pertanto, investimenti adeguati, affinché si ponga sempre più attenzione al problema augurandoci che il 2018 sia finalmente l’anno della svolta programmatoria.

Quali altri interventi reputa necessari in termini di rigenerazione urbana della Capitale?
La riqualificazione è l’ineludibile processo attraverso il quale si ridisegnerà la città. Città che, come a tutti è noto, si è sviluppata in maniera disorganica e, purtroppo, in modo spontaneo e quindi illegale. Non possiamo dimenticare inoltre la vetustà del nostro patrimonio edilizio, che per il 65% è antecedente al 1970 e, di conseguenza, non rispondente ai requisiti di legge oggi richiesti. Si sono registrati piccoli e sporadici interventi a macchia di leopardo, ma il degrado è ben più ampio e coinvolge interi ambiti territoriali soprattutto nelle zone periferiche della città. L’obiettivo deve essere quello della riqualificazione di intere porzioni della città, soprattutto in quelle zone.

Come e con quali strumenti?
Sarà indispensabile un intervento legislativo statale che dichiari l’interesse pubblico di tali tipologie di interventi e, per garantire l’adeguata efficacia e operatività, la previsione di incentivi, volumetrici e fiscali. L’intervento legislativo dovrà altresì rivedere il quadro normativo che oggi sconta un approccio e una ratio del tutto differenti da quelle che caratterizzano la rigenerazione. Nel frattempo le Regioni hanno svolto una propria attività legislativa finalizzata a favorire la rigenerazione urbana. È di recente emanazione la legge in tal senso della Regione Lazio, che contempla premialità in cubatura e superficie e assegna un ruolo chiave ai Comuni nelle scelte pianificatorie.

Pensa vi siano aree a Roma in cui è ancora possibile costruire? Con quali criteri? Cosa chiede il mercato nella Capitale?
Lo strumento urbanistico generale di Roma ha ancora un’importante capacità edificatoria da sviluppare anche se, in alcuni casi, le destinazioni d’uso stabilite non sono più rispondenti alle mutate esigenze della collettività. Il tema dell’edilizia sociale, nelle sue varie accezioni, oggi non trova risposte concrete nelle previsioni edificatorie. Sarà necessario affrontare in modo serio e strutturato le politiche dell’abitare, per dare risposte concrete ai problemi sociali, in particolare delle periferie.

Può confermare una seppur timida ripresa del mercato immobiliare nella Capitale? Con quali caratteristiche?
Può sembrare un paradosso ma il mercato a Roma non si è fermato. Sicuramente ha subito rallentamenti, soprattutto nei tempi di conclusione dei contratti. La domanda continua a esserci specialmente nei nuovi edifici che garantiscono la rispondenza ai requisiti antisismici e a quelli di risparmio energetico. Queste due caratteristiche sono molto richieste. Per dare una spinta decisa alla ripresa del mercato serve fortemente rilanciare la città di Roma, duramente colpita nella sua immagine in questi anni. Dobbiamo investire nel marketing urbano e ricostituire a monte le condizioni per rendere nuovamente fortemente appetibile la nostra città. Su questo stiamo lavorando affinché la nostra associazione sia presente al tavolo interistituzionale promosso dal Ministro Calenda, rivolto al Sindaco, al Presidente della Regione, ai sindacati e alle altre associazioni di categoria.