XDGA_160_Expo

di Federico De Matteis

La mostra XDGA_160_EXPO propone una visione singolare, anche se non radicale, di ciò che può significare oggi fare architettura. Gli oggetti in mostra sono 22: di questi, tre realizzati, tre in corso di costruzione, due sono studi di carattere teorico, i rimanenti 14 sono concorsi non vinti o che, sebbene vittoriosi, non hanno avuto un seguito. L’arco temporale coperto va dal 2000 al 2013. Ogni progetto, come anche la stessa esposizione e il libro che la accompagna, viene titolato con un numero a tre cifre che rappresenta la posizione dei relativi dati

nel server dello studio XDGA. Portare questo numero in primo piano all’interno di una mostra significa dare risalto alla dimensione collettiva di un mestiere, che parte sì dalla sigla del nome di Xaveer De Geyter ma che nel tragitto si rende plurale, accogliendo la “A” di architects: questo ci riconduce al lavoro dei circa 50 collaboratori dello studio, provenienti da 15 paesi diversi. Un team diversificato culturalmente e professionalmente, capace di coprire l’intero spettro della pratica professionale: dalla fase ideativa dei concorsi fino alla cantierizzazione. Non mancano anche momenti di riflessione più teorica, come il progetto per “l’ampliamento” del Principato di Monaco, o gli scenari urbani evocati da un più antico lavoro di ricerca, After Sprawl, che ancora oggi popola le bibliografie di molti giovani studiosi di teoria della città.

Nato nel 1988 ad Anversa, lo studio XDGA oggi ha sede a Bruxelles. È vincitore di dozzine di concorsi di progettazione e di un discreto numero di premi di architettura. Secondo De Geyter, la progettazione non deve ricercare uno stile; ha ben poco a che vedere con il linguaggio, con un marchio di riconoscibilità dell’autore, come testimonia la struttura orizzontale con cui lo studio è organizzato: una modalità di lavoro che consente di scegliere le soluzioni migliori, indipendentemente da chi le abbia proposte, se junior o senior. Esperienza e innovazione creativa, così, si bilanciano.

In secondo luogo, l’architettura per De Geyter non deve essere piegata solo sulla “risoluzione di problemi”. Sarebbe un atteggiamento di matrice “negativa”, da rifiutare. Sebbene la condizione urbana contemporanea sia innegabilmente problematica, i progetti di XDGA privilegiano la ricerca del “potenziale nascosto”, le strenght e opportunity di ciascuna situazione urbana. Non si tratta quindi di fare un lavoro di “advocacy planning”, quanto semmai di portare in primo piano il potenziale: è questo il compito che lo studio si dà in ciascun progetto.

XDGA lavora approfonditamente con il contesto, indagandone la storia in maniera laica e spregiudicata, sondando i valori tattili più che quelli linguistici, la dimensione dell’uso e dei comportamenti prima ancora che quella delle immagini “allineate”, confortanti. Non di rado gli edifici in mostra ci tirano fuori - anche a forza - dalla nostra zona di comfort, consentendoci di risvegliarci all’esperienza dello spazio.

Vi è molta architettura nel lavoro di XDGA; anche un’ottima dose di buon senso. Poca autorialità, poca ideologia, nessun preconcetto: questo si evince chiaramente dai plastici esposti. Il tutto per ricordarci che, incredibilmente, fare l’architetto può essere anche un lavoro normale. E nonostante - o forse proprio grazie a - questa normalità, emergono progetti onesti, trasparenti, sinceri, che sono quello che dicono di essere, senza nascondersi dietro veli di retorica, senza sofismi linguistici. Architetture autentiche, insomma. Architetture che posseggono quelle virtù che, quando le incontriamo in una persona, ci rendono felici.

XDGA_160_EXPO mostra e convegno tenutisi, Casa dell’Architettura, 18 febbraio - 17 marzo 2015