Centro polifunzionale Appio I

di Domenico D’Olimpio / * Call Tematica

La problematica della rigenerazione urbana assume differenti connotazioni e crescenti livelli di complessità in rapporto alle specificità, soprattutto localizzative, dell’area in questione all’interno del contesto urbano in oggetto. Tali operazioni risultano particolarmente complesse in rapporto agli ambiti urbani propri della “città storica” e della “città consolidata”, soprattutto se dall’elevata densità insediativa.

Molto spesso le esigenze di rigenerazione urbana sono relazionate ad aree e comparti edilizi con strutture e funzioni oramai dismesse, come nel caso dei molti siti disseminati nel tessuto urbano di Roma, classificati come archeologia industriale o caratterizzati dalla presenza di ex strutture produttive o industriali oggi incastonate e ricomprese in ambiti urbani storici e consolidati. In tali ambiti, le operazioni di recupero urbano risultano particolarmente complesse e necessitano di attente riflessioni progettuali. è il caso del centro polivalente “Appio I”, realizzato dall’azienda ImpreMe SpA a Roma, a ridosso di via Appia Nuova ed all’altezza dell’intersezione con via Cesare Baronio, riqualificando quella che era l’area dell’ex deposito ferroviario Stefer, di circa 10.000 mq, chiusa tra via Appia e via Atto Vannucci, rispettivamente sui fronti nord-est e sud-ovest, da via Cesare Baronio a nord-ovest e dagli edifici confinanti a sud-est.

Nell’area insisteva il deposito tranviario della Stefer, che sin dalla fine degli anni ‘70, a seguito della chiusura delle ferrovie tranviarie urbane gestite dalla stessa Stefer e della sua conseguente soppressione, versava in condizioni di disuso. Nel 1987, il Consiglio comunale di Roma ne deliberò la conversione nel mercato coperto “Appio I”.

La preesistenza architettonica, vista la sua storia e la tipica archeologia industriale, ha suggerito la salvaguardia della memoria e degli elementi costruttivi caratteristici, formalizzati in particolare nelle richieste e nelle prescrizioni della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il Comune di Roma.

In particolare l’edificio si caratterizzava per la soluzione architettonica e tecnica della copertura a falde, con due coperture a tetto contigue e con il relativo sistema strutturale costituito da capriate di tipo Polonceau, con puntoni lignei ed elementi strutturali in metallo. Il volume presentava il fronte principale completamente aperto, dal quale si immettevano nel deposito i binari per consentire l’accesso dei tram. Sulle falde di copertura, delle ampie asole consentivano alla luce di illuminare gli spazi più interni dell’edificio.

A livello programmatico, la problematica della riqualificazione urbana dell’area era stata strategicamente pianificata nell’ambito di una convenzione urbanistica tra la società Pontinia 2000 s.r.l., del Gruppo Pietro Mezzaroma e Figli (alla quale è subentrata poi, in fase di realizzazione dell’opera, Impreme Spa, sempre del Gruppo Mezzaroma) ed il Comune di Roma, definita nell’agosto 2006 in attuazione di un Accordo di Programma (Regione Lazio e Comune di Roma) del marzo dello stesso anno.

La convenzione tracciava gli indirizzi strategici e definiva obiettivi di trasformazione funzionale: essenzialmente commerciali con una quota parte di terziario. In questo quadro, vista la proprietà delle aree, in parte privata (circa 6.350 mq di proprietà Pontinia 2000 s.r.l.) ed in parte pubblica (circa 3.700 di proprietà del Comune di Roma), è stato definito l’obiettivo della realizzazione di un centro polifunzionale integrato in cui ri-localizzare anche il mercato rionale oggi in funzione nella zona di piazza dell’Alberone. Come definito dall’accordo di programma concernente il programma urbanistico di intervento per il centro polifunzionale Appio I, “L’area oggetto dell’intervento è divisa in due porzioni, una pubblica in cui trova posto il mercato rionale nel lato di via Atto Vannucci, e una privata sul lato via Appia Nuova con superfici destinate al commercio, alla ristorazione e ad uffici [...] tale progetto pur definendo con chiarezza la divisione tra la parte pubblica e la privata riesce a configurarsi come un solo “sistema” che definisce l’intervento come centro polifunzionale integrato [...] L’immobile è stato diviso dal punto di vista funzionale in due parti in coerenza con la proprietà dei suoli, mantenendo comunque l’integrazione tra le attività che sono di sostegno reciproco e producono sinergie che rendono l’immobile indistintamente e completamente fruibile e permeabile nei confronti del quartiere”.

Il nuovo centro polifunzionale “Appio I” costituisce di fatto un esempio di mix funzionale e di attività, in quanto costituito da un centro commerciale, un mercato rionale che troverà un nuovo assetto in uno spazio coperto ed attrezzato, strutture di terziario direzionale, spazi polifunzionali per attività sportive. 

Il progetto si sviluppa, per la parte privata, in uno spazio aperto/coperto, contiguo all’asse viario di via Appia Nuova, che costituisce una sorta di atrio al volume edilizio del centro polifunzionale. Tale spazio è sostanzialmente una piazza coperta, accessibile sia da via Appia Nuova che dal lato di via Cesare Baronio, delimitata lungo questi stessi margini viari dagli edifici preesistenti conservati e ristrutturati. La piazza è caratterizzata da una pensilina di copertura circa piana, con leggera pendenza verso l’edificio. La pensilina delimita superiormente lo spazio aperto della piazza e lo protegge garantendo comunque una ottima permeabilità alla luce solare ed all’aria in relazione alle asole. Lo spazio della piazza è fortemente caratterizzato, oltre che dalla presenza della pensilina di copertura, dai pilastri che ne costituiscono la struttura portante e che scandiscono verticalmente lo spazio aperto con la loro struttura metallica a sezione circolare molto snella. Sullo sfondo una grande vetrata separa la galleria del centro commerciale dallo spazio aperto/coperto della piazza, consentendo una grande comunicazione visiva tra spazi interni ed esterni e permettendo la visibilità degli elementi caratterizzanti lo spazio interno (il prospetto delle capriate in particolare) anche da via Appia Nuova. La grande vetrata costituisce la chiusura verticale del volume edilizio nel suo fronte verso via Appia Nuova, volume che definisce, sempre secondo l’accordo, una “chiusura logica e formale di quella parte dell’asse edilizio di via Appia a ridosso dell’area di intervento [...] La soluzione adottata mira ad una ricucitura edilizio-urbanistica lasciata a lungo irrisolta da uno sviluppo urbano a volte “fuori dagli schemi”.

L’involucro dell’edificio appare come un’unica grande volumetria, compatta e unitaria pur racchiudendo funzioni differenti: la scelta architettonica di non sottolineare alcune funzioni ospitate rispetto ad altre si riconduce all’originario rapporto tra il fronte dell’edificio della Stefer su via Cesare Baronio e gli edifici prospicienti, ai quali si relazionava affacciandosi in maniera omogenea ed uniforme.

I vincoli progettuali richiesti dalla Soprintendenza sono stati interpretati e tradotti in elementi linguistici e tecnologici che valorizzano e caratterizzano il centro polifunzionale. In quest’ottica è stata decisa la conservazione dei volumi e delle caratteristiche architettoniche degli edifici al margine anteriore del comparto, sul fronte a ridosso di via Appia Nuova ed all’angolo tra via Appia e via Cesare Baronio; il mantenimento dell’originaria conformazione architettonica degli apparati murari relativi al prospetto dell’edificio su via Atto Vannucci e l’integrazione degli stessi con la facciata dell’edificio; mentre dei capannoni industriali dell’ex-deposito, necessariamente demoliti, è stato deciso di rievocarne alcuni elementi strutturali e morfologici: la conformazione della copertura a falde dei due capannoni, la morfologia delle capriate, la soluzione delle asole nelle falde di copertura per migliorare il livello di illuminazione naturale.

Il centro polifunzionale Appio I sviluppa le specifiche attività commerciali su differenti livelli: le gallerie commerciali si sviluppano alle quote -4,80 e +1,20, mentre ulteriori livelli, alle quote +4,90 e +7,20, sono direttamente accessibili dall’interno dei locali delle medie superfici di vendita. La nuova sede del mercato rionale si sviluppa nella parte sud-ovest dell’edificio, relazionandosi al fronte su via A. Vannucci, ed è caratterizzata da un grande open space a doppia altezza, privo di tramezzature e compartimentazioni, impostato alla quota +1.20.

Due sono i livelli di parcheggio interrati al servizio del centro polifunzionale, posti alle quote -11,45 e -8,20 e connotati da un unico accesso carrabile su via C. Baronio sviluppato su rampe separate e relazionate specificamente al comparto pubblico (circa 5.130 mq di parcheggi nei due livelli, per 134 posti auto) e al comparto privato (circa 7.070 mq di parcheggi nei due livelli, per 198 posti auto). Per il solo comparto pubblico sono previste ulteriori superfici di parcheggio alla quota -4,80.

Al livello +7,20, nella parte sud-ovest dell’edificio, compreso nella parte pubblica, vi è un grande ambiente destinato ad ospitare attività sportive.

Un edificio direzionale, sviluppato su cinque piani soprastanti il livello commerciale a quota +7,20, e ubicato all’angolo est del comparto, completa il complesso edilizio. L’edificio a torre costituisce un segno urbano e totemico per l’intero complesso, pur restando contenuto nelle altezze degli edifici prospicienti per precise volontà progettuali di rapporto con il tessuto urbano circostante.

Dal punto di vista delle tecnologie realizzative vi è stata una sostanziale diversificazione tra la parte pubblica e la parte privata del centro polifunzionale, con differenze sostanziali anche nella specifica tipologia di cantiere. La parte pubblica, i cui lavori sono stati iniziati in anticipo rispetto quelli del comparto privato, è stata realizzata con struttura in calcestruzzo armato e cantiere tradizionale con getto in opera. Il comparto privato è stato invece realizzato con strutture in acciaio, ai fini di comprimere i tempi di realizzazione e allinearli con quelli della parte pubblica, prevedendo, dopo il getto in opera della platea fondazionale, un cantiere sostanzialmente a secco, con una differente gestione ed organizzazione nonché con vantaggi, connessi all’assenza di fasi di getto in opera, relativi anche all’impatto sull’ambiente e sul contesto urbano di riferimento. Particolare attenzione, suggerita anche dalla precisa volontà di ribadire alcuni caratteri architettonici propri dell’edificio preesistente, è stata posta nei confronti della illuminazione naturale degli spazi: la penetrazione della luce all’interno dell’edificio è garantita, oltre che dalla totale trasparenza del fronte edilizio verso via Appia Nuova, da grandi asole aperte sulle falde della copertura che consentono l’ingresso della radiazione solare sin nel cuore dell’edificio. 

L’impiantistica, nelle sue linee principali e sostanziali (canalizzazioni, apparati di illuminazione), è in vista, inserendosi e passando tra le capriate metalliche, segnando e caratterizzando longitudinalmente lo spazio interno.