Carmelo Baglivo, Carlo Prati e Beniamino Servino hanno realizzato 12 disegni di grande formato per la sala centrale della Casa dell’Architettura di Roma in occasione della mostra Atlantide curata da Giorgio de Finis. Tre ricerche teoriche per immagini si confrontano sul tema della scomparsa della città e della prefigurazione architettonica nell’epoca della modernità liquida.
«Carmelo Baglivo, a uguale distanza dalla Metafisica e dal Surrealismo, ha conferito ai suoi collage un’atmosfera sottilmente inquietante, come se i suoi sorprendenti montaggi di parti architettoniche inviassero messaggi segreti. Le sue opere emanano infatti l’enigmatica fragranza di un rebus. In esse ciò che è evidente è in realtà nascosto, mentre ciò che si nega a una lettura immediata si rivela in tutta la sua chiarezza se solo si sposta impercettibilmente lo sguardo. Alla nitidezza del segno di Carmelo Baglivo Carlo Prati sembra rispondere con composizioni del forte contenuto urbano nelle quali una poetica del frammento fa i conti con la necessità di una regola, seppure anch’essa residuale. Tracciate con un segno che si autostratifica le sue tavole, si presentano come cronache di una sparizione, racconti della scomparsa di qualcosa che non fu mai conosciuto, la paradossale dissoluzione di una città mai vista. Infine a Beniamino Servino si deve una rischiosa immersione nelle profondità di un disegno dalle molteplici origini e dalla grande densità di significati. Nelle sue composizioni assiomatiche una remota tonalità radicale si associa infatti a una tensione verso l’assoluto. Una tensione che a sua volta si inverte in interferenze impreviste e in inserzioni casuali. Tendenti in filigrana all’espressione trattatistica i disegni di Beniamino Servino pongono questioni disciplinari di grande rilievo che richiedono per la loro stessa comprensione il riferimento a paradigmi non ancora del tutto individuati. Nel loro insieme questi tre contributi, tra di loro molto lontani, per direzioni di ricerca ed esiti formali, delineano un paesaggio tematico nel quale la vastità delle questioni poste si unisce a una nativa asprezza delle immagini, protette da una premeditata ermeticità.
I disegni atlantici presenti nella mostra descrivono un paesaggio teorico e creativo dalle notevoli potenzialità evolutive. Pur essendo del tutto post ideologiche, queste proposte grafiche non rinunciano a proporsi come una critica esplicita alla attuale e diffusa deresponsabilizzazione nei confronti della complessità culturale e soprattutto umana dell’architettura, le cui finalità sono oggi quanto mai vaghe e transitorie. Al contempo le opere dei tre autori inviano un forte messaggio a favore di una nuova bellezza dell’architettura che non si risolva solo in un sapiente gioco formale, ma che pervenga alla forma dopo il passaggio attraverso la porta stretta di un immaginario altrettanto nuovo. In sintesi si tratta di rivelare e strutturare un universo di segni esclusivo, e in qualche modo segreto, che per i sentieri intricati e sovrapposti che lo attraversano è possibile esplorare solo dopo un severo e costante esercizio interpretativo. Un immaginario del quale Carmelo Baglivo, Carlo Prati e Beniamino Servino hanno già individuato alcune aree e qualche confine».
Un estratto del testo critico “Disegni Atlantici” di Franco Purini in G. de Finis (a cura di), Carmelo Baglivo, Carlo Prati, Beniamino Servino, Atlantide. Roma: Bordeaux Edizioni, 2016.
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Courtesy Carmelo Baglivo, Carlo Prati, Beniamino Servino