«Se è stata definita emergenza abitativa ci sarà un perché». Franco Mazzetto, architetto romano, nuovo direttore generale dell’ATER del Comune di Roma, ci scherza sopra. Eppure lo sa bene che il compito cui è stato chiamato da gennaio 2016, quello di guidare l’agenzia, è una delle sfide impossibili della Capitale. E che non c’è niente da scherzare. «Sono 7-9.000 i nuclei familiari già presenti nelle graduatorie in attesa di una casa; a questa già ingente cifra se ne aggiungono almeno altri 1.200 che necessitano di assistenza abitativa, ovvero quello che comunemente si chiama il buono-casa» chiarisce subito. Numeri importanti che in realtà rappresentano solo la punta dell’iceberg. Le graduatorie, infatti, per loro stessa natura tengono conto solo dei nuclei familiari ai quali va aggiunto un esercito di single, separati, stranieri, studenti.
«Senza contare la cosiddetta fascia grigia - avverte Mazzetto - difficilmente quantificabile, perché si tratta di quei cittadini che un tempo si stimava avessero una capacità di spesa per l’abitazione di 3-400 euro, una fetta di popolazione che non solo si è allargata, ma la cui capacità di spesa si è notevolmente ridotta».
È questo il contesto in cui il nuovo direttore generale di ATER si trova a operare, a fianco del commissario straordinario Giovanni Tamburino, nell’azione di risanamento dell’azienda.
«Siamo tornati indietro di quarant’anni - osserva Mazzetto - sembra di rivivere la stagione delle lotte per la casa degli anni Settanta». La conferma arriva da una recente ricerca di Nomisma per Federcasa (presentata in un recente convegno in cui erano presenti tutte le aziende e gli enti che gestiscono il patrimonio immobiliare pubblico in Italia) secondo la quale, al di fuori dell’edilizia residenziale pubblica, esiste un disagio economico che ha coinvolto - nel 2014 - 1,7 milioni di nuclei familiari in affitto. «Si tratta di famiglie - spiega Mazzetto - che versano in una condizione di disagio abitativo, ovvero che devono far fronte a un canone di locazione superiore al 30% del reddito che, di conseguenza, corrono un concreto rischio di scivolamento verso forme di morosità e di entrare a breve a far parte di coloro che allargheranno le fila dell’emergenza abitativa».
A fronte della portata del problema le risposte pubbliche, evidenzia Mazzetto, «sono state fino qui complessivamente inadeguate a Roma come altrove». A questo quadro preoccupante, il neodirettore di ATER Roma intende fare fronte con una triplice strategia.
«Il primo obiettivo - continua - è recuperare un concetto di legalità forte, a partire dalle forme di sopruso, ovvero delle cosiddette occupazioni da parte di persone che non hanno alcun titolo per essere assegnatarie di un alloggio popolare, sia per reddito sia per essere proprietari di altri immobili. Si tratta di situazioni non più tollerabili anche perché creano un danno a chi ne ha davvero diritto».
Dunque chi non ha diritto alla casa, dovrà fare i conti con gli sgomberi. «Sempre in tema di legalità - continua il direttore - stiamo mettendo mano anche alla questione della morosità, che per ATER Roma ha tratti quasi leggendari. Per capire le dimensioni del fenomeno basti pensare che la morosità riguarda ogni anno il 30% dei nostri beni, con grande danno alla collettività e a chi un’abitazione è in lista per averla».
Si va da chi il canone non lo ha mai versato, perfino di fronte a cifre davvero esigue, a chi non paga le spese di condominio. Anche in questa direzione ATER sta studiando un progetto per avere un quadro esatto della tipologia della morosità.
«A quel punto entreremo in campo per recuperare gli insoluti, dove possibile, con un piano di rientro concordato facendo in modo che tutti rispondano proporzionalmente di quanto è dovuto».
A lato della battaglia sulla legalità, Mazzetto ha tra i suoi obiettivi inderogabili la questione degli alloggi dell’azienda sfitti. «Le assegnazioni le fa il Comune - precisa l’architetto - ciò detto dobbiamo assolutamente portare gli alloggi vuoti al numero fisiologico di qualche decina. Adesso siamo poco sotto il centinaio su un totale di 47 mila unità».
Il tema degli alloggi sfitti va di pari passo con un’altra delle grandi sfide che Mazzetto, all’interno di ATER, è chiamato ad affrontare: quella dell’ingente patrimonio non residenziale dell’azienda che non è mai stato sfruttato efficientemente e che invece potrebbe drenare le risorse necessarie sia per il risanamento e la manutenzione degli immobili sia per aumentare l’offerta abitativa.
«Si tratta di un patrimonio davvero immenso - ammette Mazzetto - arriviamo a centomila immobili, che nella maggior parte dei casi non è stato gestito in maniera efficiente. Il che non significa solo, necessariamente, a prezzi di mercato. Ci possono anche essere situazioni, come le associazioni attive sul territorio, cui si possono proporre canoni bassi, magari in cambio di servizi per la comunità e che contribuiscano a dar vita a processi di rigenerazione dei quartieri. Comunque sia, sono operazioni che vanno valutate caso per caso. Fino a oggi la gestione è stata carente. Invece è importante, al fine di ulteriori sviluppi, che il patrimonio non residenziale sia messo a frutto».
Tra le finalità nell’orizzonte del direttore generale di ATER, una delle più complesse riguarda i cantieri futuri. «Si va dalle nuove costruzioni, da realizzare con criteri di sostenibilità, alla manutenzione adeguata del patrimonio immobiliare, che significa anche risolvere i problemi legati alla sicurezza e al degrado di alcune aree. Tra l’altro mi preme sottolineare come, a fronte di una passata gestione non sempre all’altezza del compito che era chiamata a svolgere, all’interno dell’azienda siano invece presenti competenze e professionalità che se messe in grado di operare possono dare risposte adeguate e di qualità» osserva l’architetto.
Nel caso del concorso PASS (Progetto per Abitazioni Sociali e Sostenibili) l’iniziativa di bandire un concorso internazionale di progettazione, vinto dal gruppo spagnolo coordinato dall’architetto Carmen Espegel, è maturata all’interno di ATER a partire dalle disposizioni legislative emesse dalla Regione Lazio (L.R. 21/2009 art. 12) sulla base del Piano Casa Nazionale. L’ATER Roma, facendo proprie le indicazioni normative, ha posto come obiettivo del concorso la trasformazione edilizia e la riqualificazione urbana del complesso di edifici di Tiburtino III, proponendo la realizzazione di nuovi alloggi attraverso il recupero dei piani pilotis e dei locali tecnici in copertura, nuovi servizi di quartiere, la riqualificazione degli spazi pubblici e l’efficientamento energetico degli edifici esistenti.
In tema di sviluppo, tra le iniziative al punto di diventare operative e ideate e sviluppate da ATER con il sostegno della regione Lazio, c’è poi Corviale. «Per Corviale ATER Roma ha avviato un programma di rigenerazione a breve, medio e lungo periodo che comprende: interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, per un totale di 3 milioni di euro, già avviati e in corso di realizzazione; l’attuazione del Contratto di Quartiere II, la cui progettazione fino al livello definitivo è stata redatta da ATER e quella esecutiva dall’ATI condotta da Guendalina Salimei e che prevede il recupero del piano libero, attualmente occupato abusivamente, trasformando gli alloggi di fortuna in abitazioni vere e proprie. Vogliamo però spostare gli occupanti in maniera graduale, un pezzo alla volta, e procedere alla riassegnazione legale degli spazi, per gran parte, a chi già c’è e ha diritto a un alloggio di edilizia residenziale pubblica. Sarà sperimentata una inedita modalità relativa agli occupanti abusivi: l’ATER ha, infatti, previsto nel suo programma una “turnazione” durante i lavori all’interno dello stesso piano libero del noto palazzo lungo un chilometro».
Infine c’è il concorso “Rigenerare Corviale” ideato e bandito da ATER Roma con il sostegno della Regione Lazio e la consulenza dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, che ha premiato il gruppo coordinato dall’architetto Laura Peretti. «Il concorso, in fase di aggiudicazione provvisoria, prevede uno stanziamento di 9 milioni di euro per la realizzazione del primo stralcio».
«Vorremmo riuscire attraverso iniziative come queste a riportare la vita nei quartieri più disagiati, restituire la socialità ad aree come Corviale, che nell’idea originaria del progettista erano pensate in un’ottica di condivisione e di coabitazione ma che, anche per colpa di ATER, si trovano oggi in situazioni critiche. Per questi stiamo valutando con le comunità locali e con i comitati di inquilini diverse proposte da sostenere».
Uno dei nodi da affrontare riguarda infine le graduatorie, benché non rappresenti al momento una priorità. «Da un lato è evidente - continua Mazzetto - che i criteri di accesso non sono attuali, così come le case stesse che noi abbiamo a disposizione sono talvolta inattuali nelle dimensioni. Oggi le famiglie numerose sono molte meno di una volta e noi abbiamo un numero eccessivo di abitazioni tarate su nuclei composti dalle cinque persone in su, che oggi sono rari. Penso, però, che prima sia necessario dare risposta a chi è in graduatoria in attesa di un alloggio, il che non significa che tra il Comune di Roma e la Regione Lazio non vi siano tavoli aperti per studiare soluzioni ai nuovi bisogni abitativi».
Ipotesi come il co-housing, che ATER sta prendendo in considerazione. «Una formula che consente non solo di dare risposte ai giovani - osserva Mazzetto - ma anche di creare socialità. Penso in particolare alle situazioni in cui le vecchie e nuove generazioni riescono a mettere a frutto l’abitare collaborativo». Un tema che al direttore di ATER è particolarmente caro. «Sì, perché credo che tra le responsabilità maggiori dell’operato di ATER, ci sia l’abbandono del territorio. Dobbiamo invece recuperare una presenza».