di Christiana Czaran de Sepros Cerruti
Architetto
* Call Tematica
Nella progettazione degli spazi urbani, analisi e osservazione del contesto, definizione dei bisogni e individuazione dei possibili cambiamenti sono componenti fondamentali da considerare nell’obiettivo di dare vita a luoghi veramente capaci di rispondere alle esigenze dei loro fruitori e di essere in alcuni casi strumenti e fulcro di rigenerazione. La realtà romana presenta numerosi spazi pubblici inutilizzati, che divengono fonte di degrado e sui quali è opportuno intervenire recuperandoli all’uso loro proprio. In molto casi i comitati spontanei e l’associazionismo, promuovendo la partecipazione dei cittadini e il loro coinvolgimento, sono in grado di fornire risposte concrete con interventi mirati anche di piccola portata che restituiscono alla collettività preziosi spazi di vita comune. “Il Giardino dell’Orto” è l’idea per un progetto di recupero e valorizzazione di un’area in stato di degrado all’interno della Villa Comunale Fabio di Lorenzo (ex Villa Narducci), nel Municipio II. Il parco si sviluppa su una collina identificata come area verde di tipologia C; l’area, solo parzialmente aperta alla cittadinanza, ospita una sede AMA, una Asl, un consultorio, un centro di igiene mentale e un centro vaccinazioni; sono presenti inoltre un asilo nido comunale, un centro anziani, uno spazio giochi, un complesso sportivo, un’area per cani e una sala cittadina del II Municipio, a disposizione dello stesso, dei cittadini e delle associazioni di quartiere. Attualmente l’area è in parte utilizzata e vissuta quotidianamente, mentre in parte versa in forte stato di abbandono e degrado, priva di strutture e mal frequentata durante le ore serali. La proposta progettuale ripensa gli spazi esistenti, proponendo un intervento di rigenerazione e riqualificazione dello spazio pubblico e del verde urbano attraverso la realizzazione di un orto urbano con funzioni educative, sociali e ricreative.
di Silvia Cioli
Architetto
Le iniziative di cittadinanza attiva rappresentano una risorsa preziosa per una città dal territorio esteso come Roma. Vi sono oltre 200 realtà dove i cittadini si sono “rimboccati le maniche” ed hanno recuperato aree verdi abbandonate, incolte, di risulta, nella città storica e in periferia, per restituirle all’uso di tutti come spazio pubblico: chi prende spunto dall’orto/giardino per lavorare con i disabili, chi per reinserire lavoratori in mobilità, chi per l’autoproduzione o l’educazione ambientale, chi per fare un presidio contro la speculazione edilizia, chi per creare un’oasi di relax, per decoro o semplicemente per coltivare. Le città, entità complesse e fragili al tempo stesso, sono fatte in gran parte da spazio pubblico: strade, piazze, giardini, parchi e, in particolare nel caso di Roma, anche dalle grandi aree verdi periurbane dettate dalla sua forma urbis. Gran parte di queste aree sono prive di manutenzione e, per l’abbandono, vanno perdendo senso: non sono più agro romano, non sono ancora città ma un grande arcipelago che alterna isole urbane dense e diradate1.