Alessia Maggio, Andrea Abatecola
Il primo progetto per la Stazione di Vigna Clara venne realizzato in occasione del Campionato mondiale di calcio del 1990, ma la fermata non entrò mai in esercizio e rimase aperta per pochissimo tempo. Il progetto di restyling affidato allo studio Amaart nel 2016 ha previsto il recupero completo del vecchio corpo di fabbrica e la ricucitura della “ferita” inferta alla città per molti anni.
Il primo intento progettuale è stato quello di migliorarne la fruibilità, andando a creare un corpo di stazione con tre ingressi sia mediante un nuovo accesso su via Tuscia, sia attraverso l’ingrandimento di quello esistente su via Amoroso. L’andamento distributivo del locale viaggiatori ha, a oggi, una forma a “T” ed è reso molto più fruibile e semplice nell’individuazione dei percorsi che saranno di due tipi: uno longitudinale, che prende luogo dall’ingresso principale, e uno trasversale, che si sviluppa lungo l’asse dei due ingressi laterali. Nel progetto si mantengono le due attività commerciali sul fronte principale, il bar a sud-ovest e il negozio di arredamento a nord-ovest. I tre ingressi fra loro sono diversi come linguaggio e come intenzione di
progetto: quello principale, dotato di una pensilina in aggetto su via Flaminia, si estroflette quasi a voler “toccare” la città e i suoi confini, mentre il secondo che si attesta su via Amoroso, è un percorso coperto dove, attraverso una lunga asola di luce realizzata con pannelli microforati, l’utente può traguardare l’interno del piano banchina fino a intravedere tutti i lati della stazione e della città. Lo spazio interno - il locale viaggiatori - si compone di una zona di attesa e di un grande affaccio: un bow-window dal quale osservare il passaggio dei treni e delle persone. Il piano banchina è pensato come un interno-esterno dove si possono comprendere le dimensioni dei setti verticali e delle coperture che si alternano, in un gioco di pieni e vuoti sui corpi scala di collegamento fra il piano banchina e il locale viaggiatori. Il sistema delle pensiline raccorda il passaggio anche fra la fine del corpo di fabbrica e la città, per ricongiungersi attraverso il percorso coperto longitudinale in una guida verso la grande piazza e il parcheggio nel lato est della stazione. La composizione progettuale del sistema delle pensiline vuole essere misura e rapporto con gli edifici residenziali che insistono nel quartiere, ma anche citazione diretta alla grande copertura della Stazione Termini.Ogni fronte di progetto si distingue per unicità e linguaggio compositivo instaurando sempre nuovi rapporti con lo spazio circostante. Il prospetto est, quinta e scenario di uno spazio pubblico di progetto, è strettamente connesso al sistema di circolazione veicolare e pedonale e si compone formalmente di un gioco serrato di elementi pieni e vuoti. La luce naturale e l’alternarsi “dell’ombra” è guida architettonica ove l’uomo si misura con la monumentalità delle proporzioni del sistema a “innesto” delle pensiline-riparo. Anche il progetto d’illuminazione contribuisce a dare definizione progettuale all’alternanza dei pieni e dei vuoti.
Testo di Alessia Maggio
Architetto, Ph.D, progetto architettonico
Immagini di Roberto Galasso, fornite dai progettisti