“Non faremo niente di più né di diverso da quel che può servire alla città”. È quanto assicura il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in merito alla candidatura della Capitale ai Giochi olimpici, tracciando la mappa di un’ipotetica Roma 2024, tra interventi di riqualificazione e nuove costruzioni.
Presidente, può spiegare le linee guida che hanno portato alla candidatura di Roma da un punto di vista architettonico?
Il dossier è stato concepito sulla base delle linee guida contenute nell’Agenda 2020 approvata dal Cio alla fine del 2014, con le disposizioni e i suggerimenti chiamati a ispirare la logica delle nuove candidature olimpiche. È come un vestito che ciascuno si cuce addosso, a seconda delle caratteristiche che ha. Nel caso di Roma, il 70% degli impianti che dovranno ospitare le gare olimpiche sono già presenti sul territorio. Ovviamente andranno adeguati alle specifiche necessità, mentre dovranno essere realizzati il villaggio Olimpico per il soggiorno di atleti e tecnici, l’IBC e il Main Press Center per le esigenze televisive e dei media accreditati, oltre a un’arena ciclistica per le gare su pista e un parco acquatico naturalistico per le competizioni di canoa e canottaggio.
Quali saranno gli interventi di riqualificazione più importanti?
Non faremo niente di più né di diverso da quel che può servire alla città. Gli interventi più significativi, sotto il profilo della riqualificazione e del completamento, riguarderanno lo stadio Flaminio e il complesso sportivo delle Vele di Tor Vergata, dove sorgerà il Villaggio Olimpico e le cui residenze rimarranno successivamente a disposizione dell’università e dell’ospedale per soddisfare le esigenze di studenti, professori e parenti dei degenti. A Tor Vergata si disputeranno anche gli incontri di pallacanestro, pallamano, tennis, ginnastica artistica e trampolino, le finali della pallavolo, il ciclismo su pista e la BMX. Tutto con un’attenzione straordinaria alla sostenibilità e all’aspetto ecologico.
A questo proposito, è vero che l’architetto Calatrava si è detto disponibile a rivedere il progetto delle Vele in base alle nuove esigenze?
Le Vele rappresentano una grande ferita che solo la candidatura può sanare. L’architetto Calatrava ha dato la sua disponibilità per riconvertire il progetto perché ha compreso lo spirito che lo anima: diventerà un patrimonio per le generazioni future, un grande campus internazionale al servizio della città, non solo legato all’evento olimpico. Sarà il cuore pulsante dei Giochi, e lascerà una legacy importante.
Conferma che si tratta della candidatura più low cost della storia delle Olimpiadi?
La previsione di spesa prevede un budget di 5,3 miliardi, di cui 2,1 miliardi per gli impianti permanenti. I 3,2 miliardi da stanziare per quelli temporanei, per la gestione e l’organizzazione potranno però essere coperti dalle entrate relative al contributo del Cio e da quelle legate a licensing, merchandising, biglietti e sponsor. Bisogna ricordare che concretizzare l’obiettivo può voler dire imprimere un’accelerazione a un processo di crescita munifico di risultati sorprendenti. Uno studio di fattibilità economica, coordinato dal Ceis di Tor Vergata e da OpenEconomics, ha evidenziato come la candidatura porterebbe in dote una crescita del PIL pari a circa il 2,4% e, in termini occupazionali, si tradurrebbe in circa 177 mila unità di lavoro in tutto il periodo di cantiere, di cui 48 mila direttamente collegate ai lavori preparatori dei Giochi, con un valore economico calcolato intorno ai 2,9 miliardi di euro.
Uno dei temi più caldi è lo stadio: da un lato c’è l’idea di riqualificare il Flaminio, dall’altro c’è chi sente la necessità di costruirne uno nuovo. Lei come la vede?
Il Flaminio è un patrimonio di storia, cultura e tradizione. Va recuperato nell’interesse della città. L’impianto rientra tra i siti nevralgici del dossier: è destinato a ospitare le gare di pentathlon e di rugby a sette. Si tratta di un progetto ovviamente vincolato all’assegnazione dei Giochi: al momento infatti lo stadio è proprietà del Comune, quindi sarebbe necessario indire un bando per l’assegnazione. Ho detto più volte che il Coni è pronto a intervenire nel caso in cui non ci fossero altre manifestazioni d’interesse, presentando un piano di fattibilità per sostenere gli interventi necessari alla riqualificazione. L’impianto della AS Roma invece è un’ipotesi opzionale contemplata nella candidatura per ospitare l’eventuale finale del calcio, perché ci piacerebbe che si giocasse nella Capitale, evitando problematiche derivanti dalla cerimonia di chiusura che si terrà all’Olimpico.
Che cosa può anticipare invece sui progetti relativi al Foro Italico e all’Eur-Fiera di Roma?
Insieme a Tor Vergata il Foro Italico e la Fiera di Roma sono gli altri due cluster principali. Il Foro Italico ospiterà le gare di nuoto e di sincro, la pallanuoto si giocherà nell’attuale Centrale e il Pietrangeli sarà la cornice dei tuffi, mentre all’Olimpico - teatro delle cerimonie di apertura e di chiusura - si disputeranno le prove di atletica. La Fiera di Roma, invece, accoglierà badminton, judo, lotta, pesi, pugilato, scherma, taekwondo, e tennistavolo, il Tre Fontane ospiterà l’hockey. Senza dimenticare che il bacino remiero per canoa, canottaggio e nuoto in acque libere sarà sviluppato in un’area limitrofa alla Fiera. Questo nuovo sito lascerà un’importante eredità a Roma e all’Italia: garantirà il primo centro per la preparazione di alto livello per gli sport acquatici che, grazie alle favorevoli condizioni meteo di Roma, sarà utilizzato tutto l’anno e anche in questo caso lascerà un’eredità ambientale per i romani. L’area, infatti, sarà trasformata in un parco che offrirà benefici ai cittadini con piste ciclabili e da running.