di Fabio Di Carlo
Architetto, professore associatodi Architettura del Paesaggio
Come altre città d’eccezione ma un po’ abbandonate, Roma è bella malgrado tutto. Malgrado i suoi cittadini e amministratori, i suoi detrattori, i suoi delinquenti e i diversi false friend. Forse i romani sono antropologicamente lontani da una consapevolezza e una visione dei propri paesaggi, come in una sorta di presbitismo da eccessiva vicinanza. Molti si preoccupano della sua pulizia e del degrado, del disagio sociale e delle sue manifestazioni, della sua ecologia, dell’ambiente e altro. Ma pochi pensano a un’evoluzione di Roma attraverso i paesaggi, che invece oggi sono consumati da tutti, sono erosi dall’uso al pari di un centro commerciale. Perfino la cinematografia spesso la riduce a immagini stereotipate, da cartolina: un po’ slabbrata e sporca, ma con un grande fascino. Un false friend appunto, come lo è molta pubblicità che ne utilizza gli scorci come fondali quasi finti.
di Monica Sgandurra
Architetto, paesaggista AIAPP - Associazione Italiana Architetti del Paesaggio - vicepresidente AIAPP LAMS
Un prato non ha confini netti, c’è un orlo dove l’erba cessa di crescere ma ancora qualche filo sparso ne spunta più in là, poi una zolla verde fitta, poi una striscia più rada: fanno ancora parte del prato o no?
tratto da Il Prato infinito in Italo Calvino, Palomar, 1983
Superfici omogenee o ambienti eterogenei, i prati sono spazi che nella nostra società occupano un ruolo importante nel paesaggio urbano: sono, per esempio, “un terreno di confronto strategico tra l’immagine collettiva della democrazia e i diritti individuali sulla proprietà” come li tratteggia George Teyssot descrivendo l’American Lawn, il prato americano, un prato per molti aspetti diverso dai nostri prati mediterranei, il “simbolo di armonia domestica che costituisce l’immagine pubblica della vita privata”, icona del popolo americano.
È comunque in Europa che originariamente queste superfici hanno accolto i cambiamenti culturali e sociali delle comunità, per uso, composizione, ruolo naturale, simbolico e produttivo, ed è sempre nel vecchio continente che questi spazi hanno avuto una funzione di catalizzatore all’interno del tessuto delle città.