AR 118 / Interviste

La quarta edizione della Biennale dello spazio pubblico, svoltasi nelle giornate dal 25 al 27 maggio scorsi, ha ricevuto l’importante riconoscimento di una Medaglia da parte della Presidenza della Repubblica. Cosa significa per i promotori dell’evento l’attribuzione di questo riconoscimento?

«Al di là dell’orgoglio e della soddisfazione, mi piace pensare che siano stati colti gli elementi di straordinarietà, innovazione e apertura culturale che hanno animato la Biennale, dando prova di una rinnovata fiducia nella vita pubblica e nelle istituzioni democratiche. Il messaggio emerso in modo univoco dalla Biennale e in particolare dai 26 workshop che l’hanno animata è che la rigenerazione degli spazi pubblici può rappresentare l’opportunità per una riconquista democratica delle città e dei territori.  Indipendentemente da questo importante riconoscimento, siamo molto soddisfatti dei dati relativi alla partecipazione. La Biennale ha visto infatti la presenza di circa 1.500

Lo studio Gehl lavora in tutto il mondo. Secondo la sua esperienza, come stanno cambiando le città e come spiega la crescita d’importanza della vita e dello spazio pubblico?

Vita e spazio pubblico sono da sempre fondamentali per la città; ciononostante, ora più che mai i dati ne dimostrano l’impatto positivo sul benessere e sulla felicità delle persone. Con l’aumentare del volume di statistiche e indagini, sono sempre più i governi e le organizzazioni che favoriscono l’integrazione sociale, promuovendo attività in cui coinvolgere i cittadini e organizzando i luoghi per renderli sicuri e confortevoli agli occhi di chi vi abita e lavora. Programmare per i cittadini significa avere a cuore il loro benessere psico-fisico. Alcuni studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dimostrano che gli interventi su scala urbana volti, ad esempio, a favorire l’accesso alle aree verdi, possono migliorare le condizioni di salute, in particolare delle fasce sociali più basse. Promuovere la vita pubblica

Architetto Montuori, qual è il suo bilancio di questo primo periodo da assessore di Roma? Nel corso di questi mesi ha iniziato a definire una lista delle priorità da affrontare?

Sono stati tre mesi molto intensi, dedicati proprio all’obiettivo di realizzare una mappa delle priorità e dello stato di attuazione di programmi che vengono da una lunga gestazione, cercando di capire come questi si possano integrare in una certa idea di città confluendo in programmi futuri, nelle politiche che vogliamo mettere in atto. Abbiamo innanzitutto le urgenze legate a procedimenti rimasti fermi per anni anche a causa del periodo di commissariamento del Comune di Roma: sono urgenze proprio perché vengono da storie di circa dieci-dodici anni, su cui gli investitori hanno particolare interesse e su cui il Comune ha creato in passato aspettative anche economiche; è giusto che ora arrivino a conclusione, cercando di recuperarne le parti migliori e rinegoziando laddove è necessario l’interesse pubblico che questi progetti devono realizzare. Penso ad esempio al progetto dei Mercati Generali, su cui - al pari di altri - Roma sta discutendo da anni. Un’altra situazione che merita attenzione è quella dell’edilizia residenziale pubblica. Sappiamo che a Roma coesistono una forte emergenza abitativa e un elevato numero di alloggi vuoti. La situazione non è chiara,